domenica 2 gennaio 2011

SVEGLIA!!!!28 GENNAIO 2011: LO SCIOPERO NON E' SOLO DELLA FIOM!!!

UNA CARA COLLEGA MI HA FATTO DONO DI UN LIBRO DI GIANRICO CAROFIGLIO " LA MANOMISSIONE DELLE PAROLE".
RIPORTO DI SEGUITO UN TESTO ESTRATTO DALLA RIVISTA "CITTA' FUTURA" PUBBLICATA DA ANTONIO GRAMSCI, CHE L'AUTORE HA INSERITO NEL SUO LIBRO PER COMMENTARE IL SIGNIFICATO ED IL VALORE DELLA PAROLA "SCELTA".
BUONA LETTURA E BUON 2011.
COME SEMPRE PERDONATEMI.

L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall’impresa eroica.L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E’ la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all’intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all’iniziativa dei pochi che operano, quanto all’indifferenza, all’assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell’ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un’epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell’ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch’io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l’attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.
La Città futura"

3 commenti:

  1. L'indifferenza "Opera passivamente, ma opera."
    Drammaticamente vera questa affermazione! L'indifferenza, alla quale va aggiunta l'ignoranza, opera a favore del potere. Potremmo rovesciare la cosa? Potrebbe l'indifferenza operare a favore di quei pochi che operano per il bene di molti? Avremmo risolto il problema. Lasciassero fare...! Purtroppo no! Occorre partecipare. Lo sciopero della Fiom è anche il nostro. Io ci sarò.
    E voi?

    P.S.: Un caro collega, molto tempo fa, mi ha fatto dono di un film che solo oggi ho visto.
    FAHRENHEIT 451.
    Una strana coincidenza aver visto questo film oggi, e trovare proprio oggi sul blog il post di Effediere!
    Fatalità???
    Vi consiglio la visione.

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  2. A proposito di persone che si schierano, che non rimangono indifferenti nella loro presunta eterna innocenza, vi parlo di Fosco Maraini.
    Dato il lungo e nuvoloso autunno, il ricordo flebile di quelle giornate gelide con il cielo terso e la cattiva influenza che il maltempo ha sul mio umore, oggi ho pensato che era arrivato il fatidico momento di capire qualcosa di più sulle nuvole; esco da un pomeriggio esaltante in compagnia di Fosco Maraini e del suo Il Nuvolario - Principi di Nubignosia. Inutile dire che Fosco Maraini è il mio nuovo idolo, soprattutto dopo che ho indagato sul suo conto ed ho scoperto che durante il fascismo si trovava in Giappone e si rifiutò, insieme a sua moglie, di aderire alla Repubblica di Salò; questo atto costò a lui e alla sua famiglia l’internamento in un campo di concentramento giapponese. Durante la prigionia compì un gesto d'alto significato simbolico per la cultura giapponese: alla presenza dei comandanti del campo di concentramento si tagliò il mignolo della mano sinistra con una scure e lo lanciò ai comandanti. Non ottenne la libertà, ma una capretta ed un orticello permisero alla famiglia Maraini di sopravvivere.
    Il Nuvolario è un libro non soltanto per quelli che cercano la propria nuvola smarrita, ma anche quelli che in modo più spassionato e razionale hanno analizzato e descritto i diversi tipi di nuvole a loro conosciute.
    Kahlil Gibran diceva: “se desideri vedere la valli, sali sulla cima della montagna; se vuoi vedere la cima della montagna, sollevati fin sopra la nuvola; ma se cerchi di capire la nuvola, chiudi gli occhi e pensa.”
    Mi auguro un 2011 pieno di persone che percorrono il mondo in cerca di nuvole, perché non ci sono solo cicli sereni, ci sono anche le nuvole. E sono belle e affascinanti.
    Bisogna solo capirle.

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  3. Anonima ha detto...
    troppo arrabbiata per commentare. una giornata pesante. mi gironzolano per la testa le parole lanciate a sproposito da questo idiota e da quello che se vince il no va in Canada. ma un posto più comodo e più vicino, magari proprio dietro di te, no?

    le conseguenze delle affermazioni sono già evidenti. mi arrabbio ancora di più e non riesco a distogliere il pensiero per ore. sento in lontananza la voce di qualcuno che mi dice: e vabbè pace. pace? pace per chi? pace per cosa? io non la voglio la pace con questi.

    come si fa a sottovalutare? a far finta di non vedere? o peggio a pensare che riguardi solo alcuni e non altri?

    pace? ma come si fa a non impazzire? ho inveito contro lo stato, contro l’ipocrisia, contro il caso, contro i ricattatori e i ricattati, contro ogni tipo di ingiustizia, contro di me, contro la mia inettitudine a vivere. una cosa la so, io non la voglio una pace così.

    ci rimane la protesta, l’unica arma è manifestare per se stessi e per gli altri. per lasciare ai famosi figli di cui si "sparla" sempre tanto, qualcosa di più di un corso di nuoto e per permettersi di dire qualche volta con serenità d'animo: vabbè pace.

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