venerdì 5 agosto 2011

di BORIS VIAN "Io non vorrei crepare"

Io non vorrei crepare

senza aver visto *almeno*

i cani messicani neri

che senza sognare

dormono a ciel sereno;

senza aver conosciuto ai tropici le voraci

scimmie divoratrici (le scimmie a culo nudo).

O anche i ragni argentati

dai serici nidi felicidi spruzzi traforati.

No, non vorrei crepare ignorando se la presunta

monetina che spunta sotto la faccia della luna

stia a nascondere una seconda faccia a punta.

Se - dopo gran riflessioni - il sole è freddo.

Se le famose quattro stagioni

son proprio quattro e non tre.

Senza aver passeggiato per il corso in vestaglia

guardando fissa la marmaglia dei guardoni.

Senza aver ficcato i miei *coglioni*

in ogni posto vietato.

Io non vorrei finire senza sapere la lebbra

(beh, si fa per dire) o almeno la febbre dei sette mali

che più o meno certamente si acchiappano laggiu':

resterei indifferente al bene e al male

purché di tutta questa vasta delizia

l'assoluta primizia

fosse riservata a me.

E poi non basta, c' è tutto cio' che conosco,

che ho imparato ad amare:

il fondo verde bosco

del mare dove le alghe sottili gareggiano

nel disegnare onde di walzer sugli arenili.

E ancora la terra, che a giugno crepita e sbotta

di odori, e le conifere, e un semplice pugno d'erba...

... e i baci di quella!

Si, insomma quella, signori.

Ursula.

Ursulotta. La più bella orsacchiotta

fra tutte le orse maggiori.

Quella per la quale proprio non vorrei crepare

senza averla avuta tutta.

Goderla la bocca nella bocca,

i bei seni nelle mie mani,

poi con gli occhi il resto e...Basta!

Questi son fatti miei.

Si, taccio.

Morire? Non posso, come faccio? ( come si fa? )

Come vuoi crepare

senza che ancora si siano inventate

le cose che contano:

le rose eterne, le giornate di un'ora,

i monti marini e le spiagge,

beh, le spiaggie montagnose.

La cuccagna finiti tutti i tormenti, i quotidiani

splendenti di colori,

i bambini contenti e tutti i trucchi

ancora dormenti dentro i crani

stipati di ingegneri ingegnosi,

socialisti associati,

urbanisti urbanizzati e pensatori pensosi

Io non vorrei finire senza sapere la lebbra

Dio, quante cose da fare,

da intendere e volere

da contare e aspettare,

Mentre la fine gia' avanza

in notti sempre più nere.

Striscia, con la schifosa sembianza

di un rospo.

Eccola, non c' è pi scampo.

Gli occhi nei miei...

No, proprio no,

io non verrei crepare,

nossignori, nossignore,

non senza aver fatto conoscenza

del sapore tormentoso

di cui sono geloso e goloso.

Il sapore più delicato che si possa sentire.

Il più forte.

Io non vorrei crepare.

Senza aver gustato il gusto della morte.




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