martedì 31 maggio 2011

NATA FEMMINA

La scrittrice albanese Elvira Dones ha scritto questa lettera aperta al  premier Silvio Berlusconi in merito alla battuta del Cavaliere sulle  “belle ragazze albanesi”. In visita a Tirana,  durante l’incontro con  Berisha, il premier ha attaccato gli scafisti e ha chiesto più vigilanza  all’Albania.  Poi ha aggiunto:  “Faremo eccezioni solo per chi porta belle  ragazze”.

      NATA FEMMINA

“Egregio Signor Presidente del Consiglio, le scrivo su un giornale  che lei  non legge, eppure qualche parola gliela devo, perché venerdì il suo  disinvolto senso dello humor ha toccato persone a  me molto care: “le belle  ragazze albanesi”. Mentre il premier del mio paese d’origine, Sali  Berisha,  confermava l’impegno del suo esecutivo nella lotta agli scafisti, lei  ha  puntualizzato che “per chi porta belle ragazze possiamo fare un’eccezione. 
Io quelle “belle ragazze” le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di  notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle loro  vite violate, strozzate, devastate.
A “Stella” i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: puttana.
Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in  Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di  stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò  piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e  chissà quanti altri. E’ solo allora - tre anni più tardi - che le  incisero la sua professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio.
Ai tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un rifiuto della società,non si innamorerà mai più, non diventerà mai madre e  nonna.
Quel puttana sulla pancia le ha cancellato ogni barlume di  speranza e di fiducia  nell’uomo, il massacro dei clienti e dei protettori le ha distrutto l’utero.
Sulle “belle ragazze” scrissi un romanzo, pubblicato in Italia con il titolo Sole bruciato.
Anni più tardi girai un documentario per la tivù  svizzera: andai in cerca di un’altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei. Era un padre come tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite,  mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi.
Era un padre come lei, Presidente, solo meno fortunato. E ancora oggi il  padre di Brunilda non accetta che sua figlia sia morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in qualche angolo di periferia. Lui continua a sperare, sogna il miracolo.
E’ una storia lunga, Presidente.
Ma se sapessi di poter contare sulla sua attenzione, le invierei  una copia del mio libro, o le spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei. Ma l’avviso, signor Presidente: alle battute rispondo, non le ingoio.
In nome di  ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste poche righe gliele  dovevo. In questi vent’anni di difficile transizione  l’Albania s’è  inflitta molte sofferenze e molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a spalle  dritte e testa alta. L’Albania non ha più pazienza né comprensione  per le  umiliazioni gratuite.
Credo che se lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci.
Questa “battuta” mi sembra sia passata sottotono in questi giorni in cui infuriano varie polemiche , ma si lega profondamente al pensiero e alle azioni di uomini come Berlusconi e company, pensieri e azioni in cui il rispetto per le donne é messo sotto i piedi ogni giorno, azioni che non sono meno criminali di quelli che sfruttano le ragazze albanesi, sono solo camuffate sotto gesti galanti o regali costosi mi vergogno profondamente e chiedo scusa anch’io a tutte le donne albanesi.

      Merid Elvira Dones

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